Asti contemporanea
Come reagisce la comunità
- Categoria: Asti Contemporanea n. 3
- Autore: Cavalli Alessandro
- Editore: ISRAT
- Biblioteca: ISRAT
- Luogo: Asti
- Anno: 1995
- File: ATCO000016.pdf
Recensione
Come reagisce la comunita'
La frattura della quotidianità e la mobilitazione collettiva.
La vulnerabilità sociale e la perdita della memoria del rischio.
I conflitti
Prima di entrare nel merito dell’incontro di oggi (per il quale mi ero preparato una serie di note che erano più dei suggerimenti per i miei colleghi ricercatori in vista delle ricerche che si apprestano a fare che non una conferenza a tutto tondo) vorrei prima di tutto accennare alle ragioni per le quali ho incominciato da una decina d’anni a occuparmi di problemi connessi alle
calamità.
In realtà il percorso è stato abbastanza tortuoso, sono arrivato allo studio delle calamità attraverso gli studi che ho condotto sui giovani, perché uno dei punti che emergeva dalle mie ricerche sui giovani era la tendenza che le generazioni attuali hanno a perdere alcuni pezzi della memoria collettiva. Allora ho incominciato a interessarmi a come succede che gruppi di umani, al di là dei giovani, perdono la memoria di eventi, situazioni che si sono verificate nella loro
storia, nel loro passato, nel passato collettivo della comunità a cui appartengono, e allora ho pensato che una situazione particolarmente interessante per studiare questi processi fosse quella delle comunità colpite da calamità, perché esse rappresentano così per dire delle “situazioni di laboratorio” in cui degli eventi calamitosi producono una netta distinzione tra un “prima” e un “dopo” con un’interruzione drastica di quasi tutte le funzioni sociali. La caratteristica dell’evento catastrofico è proprio quella di interrompere e quindi produrre una
frattura delle strutture elementari della quotidianità. Vi sono molti eventi sociali –
anche gravi – che succedono, pensiamo per esempio alle rivoluzioni, che però quasi mai distruggono il tessuto e le strutture della quotidianità della gran parte della gente. C’è tutta una struttura della vita quotidiana della gente che eventi di grande importanza sociale non intacca: la gran parte della gente continua a vivere la propria giornata, si alza nel proprio letto, cucina i propri pasti, fa i propri mestieri. I disastri invece intaccano la struttura della quotidianità nel senso che interrompono le abitudini di vita di tutti i giorni, perché mettono a repentaglio la
soddisfazione dei bisogni elementari della specie umana, indicati da Adam Smith come “food, cloth and shelter” (alimentari, coprirsi, ripararsi). In genere questi bisogni elementari, nelle nostre società, sono a repentaglio per qualche gruppo di popolazione; è soltanto nella situazione di disastro che la soddisfazione di questi bisogni è minacciata perché interrompono il flusso normale della vita e quidi rappresentano inevitabilmente delle svolte che generano una “prima” e un “dopo”. [...]